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Il visionario del mondo olfattivo

Un principe ribelle che mette l’anima al servizio dei sensi. Al di fuori di mode e tendenze esprime il suo immenso talento creando alchimie di rara personalità che non finiscono mai di stupire.

Allure intervista in esclusiva il Maestro Serge Lutens che ci riceve nel suo atelier parigino Les Salons Du Palais Royal.

Come descriverebbe un viaggio nel suo mondo delle fragranze?
Un viaggio nella mia vita e nelle mie emozioni in un paese immaginario. La mia fantasia viaggia e mi porta verso una meta.

Quando inizia un vagabondaggio olfattivo per creare una fragranza, ha già un’idea di come sarà?
Conosco il tema ma non ho il nome. Se scelgo il vetriolo, so che sarà un profumo di carattere, ma chi decide è il profumo con cui lavoro: è vivo, organico, e la sua vita è come quando si scrive un testo di cui si ha già un’idea. Quello che poi succede tra l’idea, la carta e la penna, è la sorpresa di vedere qualcosa di diverso e magico che dà la risposta. Il profumo decide, crea gli accordi e i disaccordi, è la chiave e anche la porta. Ed io mi ritrovo in questa fantastica storia da scrivere e ne esco con un nome.

Ci sono note odorose specifiche che rispecchiano i suoi stati d’animo o le note prevalgono sui suoi umori?
Alcune note, come alcune parole, danno la chiave del testo ed io ho sempre la letteratura come riferimento perché è molto visiva. Se devo tradurre la violenza in Vitriol con un carattere di rivolta, lo faccio con elementi come il pepe. Anche il chiodo di garofano è profumato, e poi c’è la violaciocca: l’etimologia francese della parola contiene ‘gifle’ che significa schiaffo. Quindi sembra quasi che le parole e le essenze si ritrovino e prendano posto in un’idea. Il garofano è l’unico fiore che si può mettere sull’asola della giacca di un uomo, dà quell’idea un po’ sgualcita, sembra la brutta copia di qualcos’altro. Ma il fiore e il suo odore è tutto un insieme.

Un artista dall’animo indipendente come lei, come esprime la sua esigenza di libertà in ambito olfattivo?
La libertà si conquista. In qualsiasi libertà c’è una forma di violenza che ognuno fa a se stesso, non esiste una creazione casuale, bisogna sempre prendere una posizione. Abbiamo un naso che serve a valutare e agisce come un radar. Le ghiandole del naso si rinnovano ogni venti giorni, quindi sono sempre nuove, ma la sensibilità varia.

Lei è un genio creativo a tutto tondo che dalla creazione delle fragranze sconfina nel disegno dei flaconi fino alla fotografia delle sue modelle. Cosa la affascina maggiormente di tutto questo?
Cambio soggetto ma la soddisfazione è la stessa. Quello che mi interessa non è l’aver fatto ma il fare. Una cosa fatta non ha più interesse per me.

Esiste una firma olfattiva nei 50 profumi da lei formulati?
La firma dell’istante. I miei profumi e le mie immagini sono riconoscibili perchè rispecchiano quello che penso.

Maestro nell’alchimia dei profumi ma anche creatore di make-up. C’è un denominatore comune che concilia i colori con gli odori?
In tutte le cose esiste un denominatore comune: tra i colori, gli odori, la letteratura e le immagini. Nel mio caso sono io il denominatore comune. Non c’è una regola artistica o creativa, ogni persona ha un’opinione e può trasporla attraverso una creazione.

Le note olfattive sono come un linguaggio in continua evoluzione: quanto influisce vivere a Marrakech sul suo estro creativo?
È molto importante e mi stimola a creare i profumi, complice anche la vicinanza delle essenze. Sono nato a Lille, in Francia, e a Marrakech ritrovo gli odori della mia infanzia da cui sono stato sedotto e che hanno influito sul mio estro creativo. Ho creato profumi come il fiore d’arancio con sentori molto forti. Sono odori che si ritrovano anche altrove, ma a Marrakech sono più intensi e si individuano nell’aria.

Da cosa nasce l’idea di associare un personaggio controverso come Jack lo squartatore al profumo?
Se pensa a un garofano, è chiaro fin dall’inizio che può averlo visto nella bocca di una canaglia che sorride: ma è bello, simpatico, affascinante. E la seconda immagine che emerge è l’asola con il garofano sulla giacca di un gentleman. Immagine cinematografica che rievoca Londra, il XIX secolo, i crimini, Dickens, un universo molto scuro in una città sontuosa, magnifica e densa di terrore allo stesso tempo. Anche il vetriolo è associato a Londra, siamo in una storia di violenza. Londra ha qualcosa di oscuro e io vedo Jack come un gioco.

Come immagina la persona che indosserà Vitriol d’oeillet?
Non immagino una persona specifica, ma penso che sarà chic e avrà molta classe. Abbiamo tante sfaccettature e in ognuno di noi c’è un lato di questo genere. In un profumo ritroviamo noi stessi, è un modo di accordarci con qualcosa, ed è il tocco finale… come mettere il puntino sulla “i”.

Sono trascorsi vent’anni dalla sua prima composizione Féminité du Bois, che evoluzione ha avuto la sua arte creativa?
L’evoluzione è un percorso sinuoso ma allo stesso tempo è una rotta obliqua che non prende scorciatoie. E la mia vera evoluzione sta nella capacità di reinventarmi continuamente.

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