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Diego dalla Palma: Vite che (in)segnano

Diego dalla Palma ci parla di due persone speciali nel mondo della moda e del beauty: Luciano Parisini e Alessandro Michele.

“Dedico questo articolo a due persone che ritengo speciali”, comincia Diego Dalla Palma, esperto di immagine, costumista, scenografo, scrittore, attento osservatore di costume.

E scrive: “Il primo è Luciano Parisini, ‘autore’ di tanti successi e di tante emozioni nell’insolito mondo cosmetico: un vero precursore di ciò che il beauty ha espresso negli ultimi 40 anni. Il secondo è colui che ha fatto franare le barriere dell’ovvio, tanto care ai cosiddetti “conservatori” della moda e della cosmesi: Alessandro Michele.

Qualche mese fa, Michele era Direttore Artistico e Creativo di Gucci, defilato custode della sua privacy. Ha divulgato una “storia” artistica fatta di invenzioni e di intuizioni senza precedenti. “Essere belli e diversi è faticoso, ma possibile”, amava ripetere. Rivoluzionario!

Mentore e Imperatore per milioni di giovani (in primis per la generazione Z) e meno giovani, ha liberato menti ingombrate da luoghi comuni, tanto stupidi e retorici quanto pericolosi. Il suo modo di mutare i concetti del fashion è stato, giustamente, definito grandioso dalle persone che guardano, intelligentemente, al futuro. Deleterio, devastante e ridicolo, invece, per i conservatori. Questo giovane, il cui nome è passato di bocca in bocca in tutto il Pianeta, ha modificato, in parte, le abitudini della società.

Ma, d’improvviso, il giorno 23 del novembre scorso, a spegnere le luci su Alessandro Michele, senza dare tante spiegazioni, è stato il potente François-Henry Pinault, Patron di Kering Group. Marco Bizzarri, amministratore delegato della maison Gucci, quello che era stato l’artefice del “matrimonio” più azzardato e vincente del mondo della Moda e della Cosmesi, si è adeguato alla decisione del “Capo”. Adattandosi, probabilmente, a un nuovo corso del destino del brand Gucci. D’altronde, l’omologazione incombe. Ed è tetra. Come le guerre, ahimè. Non resta che dirsi: genio che va, buio che torna.

Se ne va anche (non fisicamente, s’intenda!) Luciano Parisini. Chiude il suo progetto editoriale, i suoi colorati e stupefacenti archivi, il rapporto con i suoi preziosi e fedeli collaboratori perché, in fin delle ciance, ritiene che il mondo della Cosmesi abbia smarrito l’aspetto umano a favore di quello, più arido e redditizio, commerciale. Una delle cause è anche, purtroppo, l’onda travolgente della comunicazione virtuale.

Ricordo Luciano con questo breve, ma significativo (per me, ovviamente) episodio: era il 1978. Invitai Luciano a Milano, dove avevo appena dato vita al Makeupstudio. Lanciavo una linea che tutti ritenevano una “follia suicida”: ombretti rossi, fucsia e gialli sugli occhi e rossetti blu e verdi sulle labbra. In quell’incontro, anziché scoraggiarmi, Parisini mi regalò due pagine sul suo giornale affinché comunicassi la mia “follia” che lui, allora, definì ‘rivoluzione’”.

E Diego dalla Palma conclude con un grazie per entrambe: “Grazie e buona “pensione”, Luciano. Non dorata, però: i sogni e i colori hanno vita eterna. Grazie anche ad Alessandro Michele: per averci regalato l’illusione che si possa migliorare il mondo. Illusione? Temo di sì”.

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