Intervista esclusiva Pérfume by Calé: un chiaro messaggio di fiducia ed ottimismo per un settore che ha molto da esprimere e ambisce a conquistare nuovi clienti appassionati e attenti a quanto di bello, autentico e senza tempo vi è nell’Arte della Profumeria. Intervista esclusiva a Silvio Levi, Presidente di Calé.
Ma cosa si cela dietro l’espressione Profumeria Artistica?
Il profumo è una forma di comunicazione attraverso l’emanazione di un qualcosa di intangibile che esprime un messaggio comprensibile ed interpretabile istintivamente, senza dover conoscere una lingua e la sua grammatica. L’uomo ha progressivamente disimparato la comunicazione olfattiva e solo dopo le Crociate ha cominciato, nel mondo occidentale, a recuperare in parte il ruolo di questo linguaggio universale. Penso che si debba partire dall’emozione e dal coinvolgimento per capire di cosa stiamo parlando. Per semplificare, ognuno di noi trasmette il suo essere ed il suo stile con le scelte che gli altri percepiscono prevalentemente con la vista: abbigliamento e abbinamenti di colori, acconciatura, movenza fino all’esibizione di loghi e monogrammi che, pensiamo, dicano qualcosa di noi.
Pochi si soffermano a pensare che ognuno di noi ha un naso e che ci aspettiamo che l’odore che percepiamo sia coerente con i messaggi che la vista e l’udito ci forniscono della persona con cui interagiamo. Pensiamoci bene, come reagiamo quando un segnale olfattivo ci appare incoerente con quanto vediamo o sentiamo dire? Come minimo si attiva in noi una sensazione di sospetto, di dubbio e ci poniamo sulla difensiva perché le nostre aspettative sono disattese.
Quindi in cosa differisce la Profumeria Artistica rispetto a quella tradizionale?
Se pensiamo a un best-seller della profumeria commerciale, quantomeno la statistica ci induce a pensare che di tutte le persone che indossano quel profumo, una buona parte non l’ha scelto perché coerente con il suo stile personale ed unico, ma perché è considerato di tendenza. In altre parole, mandano un messaggio che è in realtà una maschera, un nascondere la propria vera identità, per conformarsi ad un modello. Un profumo nato per rappresentare una specifica emozione, un ricordo, può essere equiparato a un brano musicale, una fotografia, un quadro, una poesia. Lo apprezziamo in quanto scatena in noi delle sensazioni, ci evoca forti emozioni, ci induce al pianto o al sorriso. Non importa perché, non dobbiamo conoscere tecniche compositive o le basi che sottostanno alle singole Arti per sentirci coinvolti. Al centro della scelta ci dobbiamo essere noi e il nostro modo di essere, non un testimonial o un modello ideale che nulla ha a che fare con noi. Dobbiamo pensare a questa scelta come a una sorta di connubio tra noi e il profumo che diventerà la nostra firma olfattiva. Un profumo dovrebbe raccontare qualcosa di noi.
Va bene, ma questo potrebbe valere per qualunque profumo che ci viene proposto, non è vero?
Potenzialmente sì, la profumeria in senso lato, nella miriade di prodotti che offre, ha certamente dei capolavori che mantengono il loro valore ammaliante e coinvolgente, senza tempo, ma troppo spesso vengono proposti come status symbol e non come emozioni da condividere.
Come scoprire queste meraviglie?
Fortunatamente, possiamo avvalerci di validissimi sensali, quei commercianti che negli anni si sono progressivamente dedicati a fare della Profumeria Artistica la loro attività prevalente e, perché no, divertente. Come esistono le pinacoteche, le gallerie dove possiamo fruire delle opere d’arte, così esistono dei luoghi in cui possiamo degustare delle creazioni olfattive e, con l’ausilio di un appassionato cicerone, trovare un’opera che ci conquista, in cui ritroviamo qualcosa di noi e che ci può rappresentare assumendo il ruolo del nostro esclusivo personale ambasciatore.
Perfetto, sembra essere un settore felice, in crescita e senza difetti. È proprio così?
Fintanto che è rimasto un mercato circoscritto per pochi appassionati e dai piccoli numeri, l’armonia, la complicità con il cliente, il piacere della scoperta e della condivisione caratterizzavano pienamente il settore. Il pubblico si è via via interessato a queste proposte “diverse”, capendo che tanti capolavori esistenti venivano banalizzati dall’ansia di raggiungere alti fatturati e che vi era la possibilità di scoprire tanti artisti sconosciuti dalle opere meravigliose. Una crescita sana e progressiva di proposte e di luoghi ove assaporarle assieme a chi le aveva scoperte prima di noi e le proponeva orgogliosamente.
E poi cosa è successo?
Di errori ne sono stati fatti e molti, ma nulla è irreparabile ancora. L’interesse sempre più alto verso questo mondo comporta la definizione di regole e criteri condivisi per evitare di snaturarne progressivamente l’essenza. Le tentazioni sono tante ma dobbiamo sostenere una proposta che si ispiri alle “boutique” di un tempo, dove i prodotti venivano selezionati in base alle esigenze della propria clientela e non all’imposizione di analisi di mercato e opportunità di business. In realtà, stiamo piuttosto bene, ma è sempre meglio prevenire che curare.
È un fenomeno solo italiano?
L’Italia oggi vanta una capillare rete di profumerie artistiche, anche se il loro numero resta rigorosamente al di sotto del 5% rispetto alle oltre 6 mila profumerie generiche esistenti, garantendo assortimenti dai 50 agli 80 marchi in media e registrando da decenni un consolidamento nella clientela e una crescita progressiva, lenta ma costante, nel fatturato. Il modello italiano ha fatto proseliti all’estero e negli ultimi anni sono comparse realtà commerciali estremamente interessanti in Germania, Polonia, Olanda, Romania, Ungheria, Lituania, Spagna, Svizzera, Austria e nel mercato che, a dispetto di quanto si possa pensare, è sempre stato il più difficile, ovvero la Francia.
Parigi, dove le più importanti maison del settore hanno i loro negozi monomarca, negli ultimi tre anni ha visto nascere Jovoy, Nose, Liquide: nuovi negozi che si sono aggiunti ai pochi altri multibrand. In Olanda, Skins conta già dieci negozi e rappresenta un eccellente esempio di catena completamente dedicata alla Profumeria Artistica. Ovvio che ogni nazione ha una particolare situazione e storia commerciale. Ma anche grazie a manifestazioni come Esxence (www.esxence.com), si sta delineando una strategia comune di proposizione a livello internazionale di questo settore rispetto a quello della profumeria che io definisco “convenzionale”.
Cosa c’è da fare ancora?
Prima di tutto, completare il programma messo in atto per definire le caratteristiche condivise della Profumeria Artistica, nel rispetto del cliente finale che deve poter comprendere, senza fraintendimenti e confusioni, a quale settore afferisce realmente un marchio e concentrarsi sul rispetto degli autori e delle loro opere nella Profumeria Artistica. Un grande profumiere necessita di un solfeggio che dura anche 10-12 anni prima di padroneggiare bene la “materia olfattiva”. Molti profumi sono, forse, buoni ma tra bello e buono c’è una grandissima differenza. Stiamo parlando di estetica nelle sue espressioni più alte.
L‘obiettivo non è far “sapere di buono” qualcuno, ma creare “forme olfattive” capaci di dare espressione a personalità e caratteri unici. L’argomento è molto serio nella sua immensa piacevolezza. Pensiamo alla musica: un accordo è l’unione di tre o più note, ma è bello solo se il risultato che si ottiene va ben al di là della semplice “somma” delle note che lo compongono. E questa è Arte!