Soddisfatte dell’andamento positivo del primo semestre dell’anno, industria e distribuzione guardano con ottimismo alla chiusura dell’anno. Merito anche della profumeria indipendente, che dimostra di avere le carte in regola per contrastare l’avanzata dei grandi gruppi, puntando su formazione, tradizione e maggior esperienza con il cliente. Sette top manager del settore beauty a confronto esprimono il loro punto di vista.
Come può essere definita l’attuale situazione economica del settore beauty nel nostro Paese?Traguardato il primo semestre, cosa ti aspetti a chiusura di questo anno? Allure lo ha chiesto a sette vertici del settore, sette top manager protagonisti di questa inchiesta (pubblicata anche sulla rivista cartacea di settembre/ottobre 2024): Stefano Malachin, Amministratore Delegato Beauty and Luxury; Fabio Pampani, Executive Vice President & CEO Douglas Southern Europe; Mara Zanotto, Direttore Generale Ethos Profumerie; Vittorio Garavelli, Country General Shiseido Italia; Francesca Comoglio, Chief Marketing Officer Pupa MIlano; Michelangelo Liuni, Amministratore Unico Profumeria Pepe; Valentin Escuredo, General Manager Lancôme Italia.
La parola agli esperti
1. Come può essere definita l’attuale situazione economica del settore beauty nel nostro Paese?
Stefano Malachin. È un settore che continua a mostrare una crescita sostenuta, trainata da fattori come la digitalizzazione, l’innovazione sostenibile e una forte competizione tra i brand. Tuttavia, il mercato non è privo di sfide significative. L’aumento dei prezzi, infatti, sta limitando le vendite in volume, anche se il valore complessivo del mercato continua a svilupparsi. I consumatori tendono a preferire prodotti di maggior qualità, ma il costo della vita elevato spinge molti di loro a rivedere le proprie priorità e a cercare un equilibrio tra qualità e accessibilità. Infine, l’intensità promozionale dei primi sei mesi dell’anno indica un mercato altamente competitivo.
Fabio Pampani. Sorprendente. Credo che nessuno, 18 mesi fa, avrebbe detto che il mercato sarebbe tornato a raggiungere i valori pre covid. I clienti stanno dando sempre più valore alla cura di se stessi e l’industria sta lavorando con prodotti innovativi e costanti investimenti.
Mara Zanotto. Il settore beauty è in crescita, le vendite nelle profumerie aumentano e registrano numeri molto buoni. Quindi, economicamente è evidente una situazione positiva.
Valentin Escuredo. La prima parola che mi viene in mente è sicuramente “dinamica” con una crescita a doppia cifra guidata dall’online. I brand indie giocano un ruolo fondamentale nella crescita del settore, senza impedire ai brand tradizionali di essere un punto di riferimento per i consumatori. Questi ultimi, infatti, hanno implementato nuovi modelli di engagement che coinvolgono leve come digital media e influencer marketing, ma anche forti innovazioni in grado di creare una vera e propria rivoluzione sul mercato.
Michelangelo Liuni. Potremmo definirla di transizione, almeno per quanto riguarda la distribuzione.
Francesca Comoglio. Il beauty è un settore resiliente, come dimostra l’andamento dei consumi in Italia e nel mondo negli ultimi cinque anni. Nel 2023 il valore totale del consumo di cosmetici nel nostro Paese è cresciuto del 9,4%, quasi il 16% in più rispetto al 2019, superando i 12 miliardi. Anche le previsioni future continuano a essere positive (dati Cosmetica Italia 2023). Nelle dinamiche dei singoli canali distributivi e delle categorie prodotto, non mancano le sfide: sebbene il trend sia positivo, le vendite di make-up in Italia non hanno ancora raggiunto i livelli pre-Covid. Inoltre, il mercato è sempre più affollato di brand e i consumatori hanno aspettative molto più precise e puntuali.
Vittorio Garavelli. Anche quest’anno il mercato cosmetico dimostra una crescita a valore YTD giugno del 10% nonostante una pressione inflazionistica che diminuisce verso l’anno precedente (+1,9 vs +5 nel 2023). A spingere è l’innovazione di prodotto, dominata dallo skincare e dalle fragranze uomo e donna. Altri driver sono lo sviluppo di national chain e gruppi (+11%) e soprattutto l’e-commerce (+16%). Il settore cresce non solo a valore ma anche in unità, grazie a esclusive e private label, che pesano circa il 20% del mercato. Anche i mid-range brand, rispetto ai classic prestige brand, migliorano del 21,6%.
2. Traguardato il primo semestre, cosa ti aspetti a chiusura di questo anno?
Stefano Malachin. Per la chiusura del 2024 mi aspetto che il settore continui l’andamento positivo, ma con dinamiche simili a quelle del primo semestre. La crescita a valore dovrebbe proseguire, sostenuta da un maggior interesse per prodotti di qualità e innovazione, mentre quella a volume potrebbe rimanere moderata per l’aumento del costo della vita. Preoccupante il fenomeno dei “dupe”, prodotti che imitano quelli di alta gamma a prezzi assai più bassi. Attraggono i consumatori attenti al budget, ma ne distolgono l’attenzione dai prodotti autentici e ben studiati, indirizzandoli verso alternative non sempre rispettose degli stessi standard qualitativi. Sarà cruciale per i marchi affrontare queste sfide con strategie che bilancino innovazione e accessibilità, educando, nel contempo, i consumatori sulla importanza della qualità e dell’autenticità dei prodotti.
Fabio Pampani. Molto difficile poter prevedere il prossimo trimestre in quanto il periodo natalizio è sempre piuttosto concorrenziato. E soprattutto in questo momento la situazione politico/economica internazionale non induce sicuramente alla fiducia.
Mara Zanotto. Mi aspetto un risultato inaspettatamente in crescita lato sell out. Il lavoro è impegnativo, ma con grande capacità, dinamismo e duttilità i risultati ci soddisfano.
Valentin Escuredo. La Maison ha un lancio fondamentale a settembre nell’asse fragranze: La Vie Est Belle L’Elixir, che non è una variazione sul tema dell’iconica La Vie Est Belle, ma rappresenta la nascita di un nuovo universo olfattivo, che avrà un nuovo flacone e una nuova comunicazione con Julia Roberts protagonista. Contiamo che La Vie Est Belle L’Elixir possa aprirci nuovi orizzonti e che sia uno strumento di reclutamento, sia per il secondo semestre che per il futuro prossimo. Mentre per la skincare c’è il rilancio del siero Génifique, uno dei nostri prodotti più amati. La scienza e la ricerca di questo prodotto hanno sempre rappresentato una nuova frontiera per il nostro brand. E anche per Génifique nuovo pack, indice del nostro impegno verso una maggiore sostenibilità: il primo siero Lancôme con contagocce ricaricabile, che consente di ridurre significativamente la quantità di vetro. Sono certo che Génifique Ultimate, insieme alla linea Rénergie che per noi è un vanto sul fronte dell’antiage, contribuiranno a chiudere un anno di rilancio.
Michelangelo Liuni. Un lieve aumento del fatturato, dovuto soprattutto all’aumento prezzi tra il 3% e il 5%. I volumi in flessione in una forbice tra il 3% e l’8%. Naturalmente parlo del mercato Italia e non della Cina e dintorni.
Francesca Comoglio. In generale si stima che il 2024 sia un anno positivo per il mercato italiano e la profumeria. Nel secondo semestre abbiamo diversi lanci e ovviamente il Natale firmato Pupa Milano, che prevede anche un rilevante investimento media tv e digital.
Vittorio Garavelli. Nel primo semestre, il fatturato aumenta ancora a doppia cifra, grazie a Narciso Rodriguez e Shiseido, ma anche a marchi in espansione come Nars e Clé de Peau Beauté. Riscontro molto positivo per il sell-out: tra le prime top 5 corporation, Shiseido è quella che cresce di più (+6,2) in tutte le categorie e i canali, sia nell’online che nel B&M. Per la chiusura dell’anno ci aspettiamo un trend in linea con il primo semestre.
3. In Italia, nel settore beauty, la distribuzione indipendente ha il suo peso, ma quanto incideranno i gruppi in un prossimo futuro?
Stefano Malachin. La distribuzione indipendente ha sempre giocato un ruolo rilevante, con una forte presenza di negozi specializzati su tutto il territorio nazionale. Tuttavia i grandi gruppi stanno acquisendo crescenti quote di mercato, grazie alla loro capacità di investire in tecnologie avanzate, marketing e una rete di distribuzione capillare, sfruttando le economie di scala per ridurre i costi e offrire prezzi più competitivi. Dunque la distribuzione indipendente potrebbe faticare a mantenere la stessa competitività in termini di prezzo e offerta. Perché ciò non accada, deve puntare sull’autenticità, la qualità, la superiore esperienza con il cliente, sfruttando la ricchezza della tradizione italiana e la personalizzazione.
Fabio Pampani. Credo che l’Italia rispetto agli altri Paesi europei sia atipica ma anche consolidata, e quindi ritengo che questo equilibrio tra grandi gruppi e distribuzione indipendente faccia bene al mercato e alle aziende. Non penso che in un prossimo futuro i pesi e gli equilibri possano cambiare.
Mara Zanotto. Il numero si aggira intorno al 20%, quindi un peso rilevante, se evolverà in crescita o in diminuzione dipenderà da fattori al momento non prevedibili. Il contesto è “severo”, sarà interessante capire anche la posizione dell’industria: come vedrà l’evoluzione del nostro mercato, su che tipo di realtà deciderà di puntare, con quali interventi strategici e investimenti tattici. E sarà interessante osservare anche la distribuzione degli indipendenti: non è escluso che in un contesto di problematiche e criticità sempre più affini e assimilabili, le strategie di medio e lungo termine non si avvicinino, per delineare uno scenario comune che consenta l’esistenza (possibilmente in crescita) di tutti i players/competitors.
Valentin Escuredo. I consumatori di oggi danno sempre più importanza ai servizi e ai valori che ciascun brand rappresenta. In Lancôme, per esempio, da diversi anni puntiamo sul valore aggiunto del beauty tech, che per noi è un vero e proprio “quarto asse” che ci consente di avvicinarci al consumatore offrendo un servizio gratuito, innovativo e di livello alto, grazie ai beauty advisor e agli skin expert. Oltre ad avere un impatto positivo sull’esperienza del cliente, ci aiuta ad accrescere la fiducia nel brand e a far vivere i nostri prodotti in un modo nuovo e approfondito.
Michelangelo Liuni. Aumenteranno il loro peso rispetto alle catene internazionali, in quanto anche i gruppi sono espressione di realtà indipendenti, sebbene aggregate secondo diverse forme societarie. Questo è un vanto e una particolarità che solo l’Italia possiede.
Francesca Comoglio. Gli international key account non possono più essere considerati delle “insegne”, ma dei veri e propri brand che sviluppano linee prodotto, con canali e campagne di comunicazione propri. Ma l’Italia è un Paese complesso e non è scontato che i consumatori finalizzino gli acquisti presso gli stessi operatori che ne hanno fatto scaturire il desiderio.
La profumeria indipendente gioca molte delle sue carte proprio sulla prossimità geografica e la capacità di soddisfare un’esigenza, anche se a farla scattare è un soggetto diverso. Continueremo a investire nella formazione dello staff dei clienti, per fornire loro tutti i “tips and tricks” che soddisfano le aspettative dei consumatori.
Vittorio Garavelli. L’Italia è l’unico Paese europeo in cui profumerie indipendenti e local chain pesano circa la metà del mercato. È pur vero che i department store crescono ancora del 15% rispetto all’anno scorso, grazie a esclusive e private label, capaci di attrarre una fetta di consumatori diversa rispetto agli indipendenti e ai local, destinati, però, a preservarsi nel tempo, dato il loro ruolo fondamentale in termini di prossimità. A loro favore gioca la densità geografica della popolazione italiana.
4. La nuova tendenza pare stia portando all’omologazione, ma differenziarsi con un’identità di servizi e generare impatto positivo sui consumatori non ha più valore?
Stefano Malachin. In un mercato saturo e competitivo, la capacità di differenziarsi è fondamentale per attrarre e fidelizzare i consumatori. Le aziende che riescono a sviluppare un’identità forte e unica, impegnandosi, per esempio, in pratiche sostenibili, etiche e trasparenti, possono creare un legame più profondo e duraturo con i loro clienti, specie i più giovani.
Fabio Pampani. La differenziazione a mio avviso resta uno dei valori più importanti, a condizione che abbia come postulati di base l’incremento del livello di servizio verso il consumatore e l’aggiunta di valore economico per l’impresa.
Mara Zanotto. Differenziarsi è la sola chiave generatrice di valore, in un contesto in cui i prodotti sono gli stessi per tutti si vince distinguendosi a 360 gradi: nei servizi, nel modo di comunicare, nella formazione, nell’aspetto. Muoversi all’interno di linee guida precise per essere riconoscibili, credibili e affidabili ma che siano originali, fresche e che strizzino l’occhio alle nuove tendenze, anche extra merceologia e alle nuove generazioni. Il nostro gruppo sta lavorando molto in questo senso ma è un lavoro che richiede tanto tempo e impegno e che riuscirà a far vedere ì propri frutti nel medio e lungo periodo.
Michelangelo Liuni. Ha sempre valore per chi ha chiaro il percorso da intraprendere. Certo l’omologazione ha i suoi vantaggi nel breve periodo, in termini di economie di scala, ma penso anche che la storia economica del nostro canale ci abbia insegnato altro, soprattutto dopo il Covid. Su due direttrici prioritarie: il potenziamento degli eventi nei negozi con nuove formule e servizi nei confronti del consumatore e l’uso sempre più importante del digital e dell’Intelligenza Artificiale.
Francesca Comoglio. La competenza e la vicinanza che generano i servizi di consulenza nel punto vendita hanno un impatto positivo perché vanno oltre il prodotto, coinvolgendo il consumatore in una vera experience. Ma non mi sembra che si tenda all’omologazione, anzi. Credo che mai come oggi nel beauty coesistano una pluralità di identità di marca, prodotti, tendenze e fasce prezzo.
Vittorio Garavelli. Oggi spopolano i cosiddetti indie brand, che crescono a una velocità più che doppia rispetto al mercato. Per un marchio storico come Shiseido è importante esprimere la Shiseido Science Supremacy, frutto di una ricerca ultradecennale condotta da migliaia di scienziati in cinque centri di ricerca in tutto il mondo. La differenziazione conta quanto la creazione di valore, che si deve evolvere lavorando in partnership con i nostri retailer.
5. Sostenibilità e innovazione sono elementi sempre più richiesti da istituzioni e consumatori, come si sta muovendo in questo senso l’azienda che rappresenti?
Stefano Malachin. Sostenibilità e innovazione sono aspetti fondamentali per il nostro approccio aziendale. Come distributori, l’impegno verso la sostenibilità si manifesta innanzitutto nell’accurata selezione dei marchi che rappresentiamo. Ma vogliamo rendere più sostenibile anche il nostro processo di distribuzione, a partire dall’ottimizzazione delle rotte di trasporto. Obiettivo: ridurre le emissioni di CO2, minimizzando l’impatto ambientale tramite l’uso ridotto di imballaggi superflui e materiali riciclabili. Nel 2025 la nostra Accademia lancerà un nuovo corso di formazione per il personale interno e i rivenditori, focalizzato sulla sostenibilità.
Fabio Pampani. Può sembrare immodesto, ma su questo argomento Douglas sta investendo risorse e competenze. Il nostro programma ESG è molto determinato e scadenziato. Principi e regole fondamentali. Elencarle tutte sarebbe impossibile, ma sono certo che siamo sulla strada giusta e che continueremo ad esserlo.
Mara Zanotto. Lato sostenibilità, in ogni modo possibile, che va dal non consumo di carta e di plastica, allo smart working il Venerdì per risparmiare il 20% dei consumi dell’ufficio e di carburante per gli spostamenti dei dipendenti fino ad arrivare, nel caso in cui si parli di produzione di private label, a prodotti sostenibili nei pack e nelle formule. Lato innovazione, invece, investendo tante risorse in nuove tecnologie, per creare sistemi sempre più integrati che facilitino il lavoro di tutta la filiera aumentando la produttività dei vari segmenti. Con grande impegno e dedizione, ci stiamo concentrando su questo, in attesa di raccogliere i frutti al più presto.
Valentin Escuredo. L’obiettivo è di rendere ricaricabile il 50% delle nostre referenze entro il 2026. Alcuni dei nostri pillar sono già ricaricabili basti pensare a La Vie est Belle, Idôle, Absolue, Rénergie, Génifique. Inoltre, il Domaine de la Rose, che è la casa di Lancôme a Grasse, è un’oasi di biodiversità aperta a tutti, che ci consente di preservare piante locali e animali a rischio di estinzione. Ultima ma non per importanza: la nostra brand cause si sta evolvendo e nel 2025 siamo pronti a presentarvela in una nuova veste. Sono proprio i nostri valori a definirci e a renderci uno dei primi brand di beauty al mondo che si prepara a celebrare i suoi primi 90 anni.
Michelangelo Liuni. Sulla sostenibilità se ne parla da Rio 1992, solo che la sostenibilità a mio modo di vedere non esiste senza la circolarità, ovvero il riutilizzo parziale o totale delle risorse consumate. Su questo ci muoveremo in accordo con una bozza di progetto Federale (Fenapro), che mira a coinvolgere l’industria, anche secondo quanto previsto dalla recente Direttiva Europea 2024/1760, in tema di sostenibilità delle filiere.
Francesca Comoglio. Da 15 anni il nostro headquarter è dotato di un impianto fotovoltaico che ci permette di essere autonomi e di immettere energia elettrica pulita in rete. Evitiamo qualsiasi forma di green-washing dei prodotti e applichiamo criteri sempre più clean, partendo dalla selezione degli ingredienti, sicuri e necessari per l’efficacia. La nostra linea skincare è nata proprio così: una sorta di ingredients decluttering per una sostenibilità reale. Stesso approccio per il packaging e i materiali per il punto vendita.
Vittorio Garavelli. Innovazione e sostenibilità sono il cuore del Dna di Shiseido. La nostra mission, “Beauty Innovations for a Better World” mira a offrire innovazioni capaci di creare nuovi valori e un mondo più sostenibile. Gli obiettivi per il futuro? In campo ambientale: carbon neutral entro il 2026, emissioni di CO2 ridotte del 46,2% entro il 2030, consumi di acqua diminuiti del 40% entro il 2026, 100% packaging eco entro il 2025. In ambito D&I: ottenere la gender equality nelle posizioni manageriali entro il 2030 e raggiungere un milione di persone con le nostre attività di empowerment.
6. Le giovani generazioni sono sempre più interessate agli indie brand, ma è davvero solo una questione di prezzo?
Stefano Malachin. Le giovani generazioni sono attratte dagli indie brand, non solo per una questione di prezzo, ma per i valori come sostenibilità, inclusività e innovazione che rappresentano. Spesso li percepiscono come più trasparenti e meno legati alle logiche di produzione di massa, anche se spesso non è così. Da qui la necessità di una selezione attenta e consapevole.
Fabio Pampani. È una questione di prezzo ma non solo. E questo viene dimostrato dal fatto che esistono nel mercato offerte di prezzo simile sulle stesse famiglie merceologiche, ma che non hanno le stesse performance. Il prezzo per le giovani generazioni è una componente indispensabile, ma non sufficiente; al prezzo vanno aggiunte prestazioni del prodotto e coerenza di posizionamento.
Mara Zanotto. Di prezzo, di comunicazione, di messaggi, di hype, di valori intrinsechi. Questo segmento continua a crescere e attualmente rappresenta circa un quarto del mercato. I numeri di sell out testimoniano che non si può più parlare di fenomeno estemporaneao ma di realtà a cui guardare con grande interesse.
Michelangelo Liuni. È una questione generazionale, quindi molto più profonda e da non ricercare unicamente nella variabile prezzo. Il mondo sta cambiando e con esso anche le nuove generazioni. Quindi “Major Brands” occhio, perché la componente “others” nel panel Circana sta già dando i suoi chiari segnali di propulsione.
Francesca Comoglio. Credo che il prezzo sia il meno rilevante fra i driver di acquisto: non sempre gli indie brand costano meno, soprattutto se ci si confronta con un brand masstige come Pupa Milano. Hanno un grande appeal sui consumatori, non solo più giovani, perché concepiti per specifici target o per cogliere un trend. Poveri di storicità, riescono a trovare un posizionamento unico, a volte di nicchia. Per i player di lungo corso come il nostro, i trend sono solo una parte della strategia, ma poi abbiamo tutti i pillar di marca che sono le basi del nostro posizionamento.
Vittorio Garavelli. Il prezzo è un’importante leva all’acquisto per le nuove generazioni ma gli indie brand devono il loro successo anche ad altri plus. Tra i primi a utilizzare i canali social alternativi rispetto al media classico, fanno community con i propri influencer e prediligono un approccio ludico, gioioso e colorato nel punto vendita.
7. Nel primo semestre 2024, quale vostro lancio ha performato meglio?
Stefano Malachin. Born to Stand Out ha riscosso grande successo nel settore della profumeria artistica, per la sua audacia creativa e innovativa. Già affermato nella moda, Off-White ha saputo trasferire con successo il suo stile iconico nel mondo delle fragranze. Infine positive le performance dei profumi Philipp Plein Gold e Elie Saab Bridal: il primo ha conquistato una fascia di mercato attenta al lusso e all’opulenza, il secondo seduce con il suo bouquet sofisticato ed esclusivo.
Valentin Escuredo. Siamo da sempre uno dei leader del mercato mondiale per i mascara, e con il rilancio di Hypnose Drama che è uno dei nostri mascara più iconici, abbiamo riconfermato che possono essere per noi davvero un elemento trainante. Da anni non vedevamo un lancio performare così bene, e credo sia un ottimo segnale in vista dei lanci make-up del 2025 che sono più giovani, colorati e giocosi.
Michelangelo Liuni. Per rispetto ai miei partner dell’industria non mi esprimo, ma certamente i lanci più riusciti in termini di vendita nel primo semestre sono quelli in cui la componente innovazione, insieme alla tendenza ha convinto di più il consumatore.
Francesca Comoglio. Il primo semestre è stato segnato dal successo del nuovo mascara Vamp! Lash Extender. Una sfida con se stessi vinta, non solo per il prodotto, ma anche la comunicazione. Vamp! Lash Extender è diventato virale su Instagram e TikTok grazie a una strategia integrata con brand ambassador, influencer e campagne di Fake out of home (Fooh).
Vittorio Garavelli. Per quanto riguardo l’asse fragranze, l’edp Narciso Rodriguez for her Musc Nude e l’edt For him Vetiver Musc sono rientrati nella top 5 rispettivamente delle fragranze femminili e maschili. Nel comparto skincare la formula potenziata del contorno occhi Shiseido Benefence Wrinkle Smoothing Eye Cream e la nuova crema anti-età per pelli mature Vital Perfection Concentrated Supreme Cream sono risultati in YTD giugno il 1° e il 2° lancio del segmento cura viso.
8. E quali sono le vostre novità/progetti nella seconda parte dell’anno?
Fabio Pampani. Alla luce del successo dell’immagine del negozio di Milano in Via Torino, continueremo a passo spedito con il nostro progetto di ristrutturazione dei negozi. Da qui a fine Novembre saranno ristrutturate altre venti profumerie con questa immagine.
Francesca Comoglio. Oltre al supporto di Vamp! Lash Extender, puntiamo su Shock Plump, il nostro primo lip plumper a effetto caldo e freddo. Shock anche la comunicazione su Instagram e TikTok. E poi i nostri pillar di Pupa Milano. Due le novità viso: Wonder Me Nude Skin Tint e Wonder me 3 in 1.
Sono tutti prodotti make-up che, oltre a sublimare l’incarnato con leggerezza, sono ibridi con un’altissima percentuale di ingredienti naturali che idratano e levigano la pelle. Il perfetto connubio fra make-up e skincare, con formule clean.
Vittorio Garavelli. Dopo lo straordinario successo di Bio-Performance Skin Filler, a ottobre 2024 lanceremo un nuovo trattamento ispirato alla medicina estetica: la crema anti-età Bio-Performance HIForce Cream. Tra le fragranze, Issey Miyake torna con Le Sel d’Issey pour Homme, con un testimonial d’eccezione, protagonista alle Olimpiadi di Parigi. Anche Narciso Rodriguez introdurrà grandi innovazioni, come sempre supportate da importanti investimenti media. Continua il piano d’espansione per Nars e Clé de Peau Beauté, ma soprattutto, a settembre, entreremo in farmacia e nel mercato green con due nuovi brand, il secondo in esclusiva con un partner italiano.
Michelangelo Liuni. Stiamo portando a regime il nostro nuovo negozio a Bari inaugurato a dicembre 2023, dedicato alle fragranze di nicchia e alle esclusive commerciali e ci concentreremo a preparare al meglio il nostro centenario, che festeggeremo nel 2025. L’obiettivo è diventare leader di piazza dopo Bari e Lecce, in tutte le piazze nelle quali dal 2026 in poi inizieremo ad aprire nuovi negozi.