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Ricerca by Intercos

Ricerca, innovazione, sviluppo all’avanguardia e un team ineguagliabile capace di anticipare le tendenze. Sono le chiavi del successo di Intercos, azienda leader del mercato mondiale nel segmento del colore. Intervista a Dario Ferrari, fondatore e AD Intercos.

Siete leader nella creazione, sviluppo e produzione del make-up, a cosa dovete questo successo?

Intercos nasce 38 anni fa e da subito abbiamo intuito che, se volevamo crescere e raggiungere traguardi internazionali, l’unica strada da percorrere era quella dell’innovazione. Con una buona creatività, abbiamo sviluppato un laboratorio importante che ci vede oggi in testa nella nicchia del colore. Oltre 500 persone – su 3.500 che è il numero dell’organico – sono dedicate alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti.

Qual è la vostra mission?  

In passato volevamo soddisfare il desiderio di bellezza che esiste in ognuno di noi, ma la mission attuale è quella di fare innovazione attraverso la rapidità.

Vogliamo essere veloci e soprattutto “costs effective” (essere competitivi sui costi), cosa che il mercato attuale richiede.

Cosa significa fare ricerca e innovazione sul make-up?

Equipe di marketing molto preparate, che operano su mercati diversi convogliando le informazioni e il know-how all’interno del nostro gruppo di ricerca in Italia, ci consentono di essere innovativi e all’avanguardia sul colore. Essere presenti negli Stati Uniti, in Cina e in Brasile, oltre che in Europa, ci ha permesso di conoscere bene i mercati in cui operiamo.

Quanto influisce il dinamismo e la rivoluzione del colore in campo scientifico?

Formulare e innovare nel campo del colore è molto difficile, è il risultato di un mix di know-how tecnologico, nuove materie prime e conoscenza del mercato finale. Dal punto di vista scientifico, della ricerca e dell’innovazione, è fondamentale avere una serie di informazioni a monte che ci possano permettere di progredire.

Come sono strutturati i vostri sistemi di sicurezza nell’ambito della ricerca?

È un’area delicata nella quale abbiamo sempre fatto poco. Credo che nel nostro settore tenere delle informazioni gelosamente nascoste non serva. Non riusciamo a brevettare molto, siamo obbligati a dichiarare gli ingredienti delle formule sulle confezioni, e copiare è la cosa più elementare nel nostro settore. L’unica arma che abbiamo è quella di rendere le nostre formule velocemente obsolete, proteggendoci con l’innovazione più rapidamente degli altri.

Qual è stato il prodotto make-up che ha avuto una maggiore evoluzione negli ultimi anni?

A livello internazionale il mercato cambia come la moda. Ultimamente c’è stato un incremento sul make-up per gli occhi, mentre hanno sofferto i rossetti a favore dei lipgloss. In generale, i prodotti per il viso – fondotinta, cipria, ecc. – sono i più importanti a livello mondiale. Alcuni sono molto sofisticati, contengono principi attivi, sono curativi, possono fungere da prodotti skincare

e rappresentano il 50% del mercato del colore. Ma nonostante si parli molto di innovazione, per la consumatrice che acquista il colore, la texture e il packaging sono valori aggiunti ma non fondamentali. Se il make-up non ha il colore giusto non si vende.

Quanti prodotti innovativi presentate annualmente?

Quest’anno il nostro beauty range è durato tutto il mese di aprile e abbiamo presentato più di 250 nuove formule divise in innovazione ready to go e cosmesi del futuro. I prodotti di grande innovazione pronti per essere sul mercato rapidamente sono uno dei motivi del nostro successo.

Abbiamo anche presentato una gamma di prodotti che si chiama R(evol)ution, un nome provocatorio per dare un messaggio alla consumatrice che da subito può percepire il contenuto di innovazione tecnologica.

Un nuovo prodotto nasce da uno spunto marketing o da una particolare materia prima?

Sicuramente le materie prime sono all’origine dell’innovazione e ci danno un vantaggio competitivo. Ma un nuovo prodotto può nascere anche da nuove tecnologie o dal marketing che può intuire nuove nicchie, nuovi tipi di prodotti e nuovi usi e consumi. L’innovazione è l’insieme di un’équipe ben strutturata, che abbia idee molto chiare su come muoversi e cosa cercare.

Vi avvalete dei soliti canali d’acquisto o all’interno dei vostri laboratori realizzate anche materie prime?

Compriamo il 99,9% delle materie prime utilizzate attraverso i soliti fornitori. Internamente, però, facciamo un importante lavoro sullo sviluppo di nuove materie prime, di nuovi rivestimenti o nobilitazione di materie prime di poco interesse per renderle più adatte al nostro settore.

Il green sta contagiando il mondo, qual è la vostra visione?

Faccio questo lavoro da 38 anni e già allora si parlava di green, quindi non è una novità ma si è creato un suo modo di esistere e noi siamo certificati Ecocert su tutti i nostri stabilimenti di produzione. Il problema fondamentale resta quello di fare dei prodotti green che la consumatrice ami. Le materie prime a disposizione non sempre ci permettono di performare nel prodotto finito. Tuttavia, abbiamo fatto delle linee che sono oggi sul mercato con successo ed esiste la volontà di investire molto nel green con formule, idee, concetti e materie prime.

Il nuovo quadro legislativo in campo cosmetico, che entrerà in vigore a breve, condizionerà anche l’approccio allo studio sulla sicurezza del colore?

Il colore oggi è molto sicuro e non credo che esistano dei prodotti che possano fare male, ad eccezione di allergie particolari ad alcuni componenti. Oltretutto, le legislazioni esistenti – tra cui il REACH che riguarda le sostanze ottimizzate – sono molto rigide. Questo regolamento rischia di limitarci in una delle vetrine che possiamo usare e noi ci batteremo perché non vogliamo che queste restrizioni possano sminuire il grado di innovazione. Cercheremo di trasformare un aspetto difficile e complicato in un asset, nell’ambito di materie prime uniche e un po’ particolari.

Quali saranno le materie prime del make-up del futuro?

Risponde a questa domanda Pietro Rando, Responsabile Ricerca Esplorativa – Blue Sky.

La natura ci sfida in ogni momento ed è fondamentale osservarla per prendere spunti. Siamo convinti che la materia prima del futuro sarà la sintesi di dolcezza, perché il green vuole proprio questo. Sicurezza per la pelle, ma allo stesso tempo un prodotto che risponda pienamente alle tecniche di produzione che devono essere sempre più conformi all’ambiente. È importante che la materia prima sia funzionale per la consumatrice e facilmente impiegabile nel trucco. La donna vuole un trucco semplice da utilizzare ma anche sofisticato nella sua funzione. E dietro a Intercos c’è un’attività scientifica molto puntuale e attenta.

In questo campo c’è qualcosa che non è ancora stato sondato?

Nella cosmetica siamo solo all’inizio, essendo i parenti poveri della chimica e della farmaceutica nessuno ha ancora investito seriamente nel nostro settore, la cosmetica non è mai stata considerata indispensabile. Oltretutto, il nostro mercato è ancora piccolo e ha bisogno di crescere. Noi siamo leader di questo settore e fatturiamo 250 milioni di euro, questo dà l’idea della dimensione di questa nicchia. Facciamo tutto bene, ma credo che dobbiamo ancora mettere il turbo, e solo una società come la nostra, che ha creato basi solide può pensare di accelerare. Siamo molto fiduciosi per l’innovazione dei prossimi anni.

Oltre alla sicurezza, la tenuta del colore è diventata terreno di competizione nel campo della ricerca per il make-up…

La consumatrice vorrebbe truccarsi al mattino con un prodotto che tiene tutto il giorno in maniera impeccabile e struccarsi la sera. Stiamo lavorando attentamente a questo aspetto proprio perché la richiesta della consumatrice diventa pressante. Adesso solo alcuni prodotti corrispondono a questa esigenza. Il fondotinta si stende al mattino e dura tutto il giorno e il mascara più o meno regge la stessa durata. Diverso, invece, il discorso dei rossetti e di alcuni ombretti. Il rossetto deve essere confortevole, brillante, permetterci di parlare tutto il giorno, mangiare, magari fumare e resistere 24 ore… chiediamo un po’ troppo! La tecnica ci permette di creare dei film resistenti ma poco confortevoli. Abbiamo già sviluppato quattro polimeri che ci hanno dato grosse soddisfazioni e continuiamo a lavorare. Oggi stiamo tentando con un nuovo polimero che ci ha già permesso di fare prodotti particolari, insistiamo e sicuramente riusciremo a creare prodotti più consoni alle esigenze delle consumatrici.

Siete specializzati nel “full outsourcing”, cosa significa esattamente?

Full outsourcing è il termine che indica un nuovo modello di business: la tendenza esistente sui mercati di vendere all’azienda cosmetica un prodotto finito anche nel packaging, che viene comprato e messo direttamente in vendita. Le aziende hanno capito che il mercato sta cambiando e devono concentrarsi maggiormente su problemi di distribuzione, di mercato e di comunicazione. Aspetti come la ricerca, la produzione, la gestione della logistica stanno diventando un’attività dedicata all’outsourcing.

Come gestite il vostro rapporto con il cliente? Sviluppate progetti in funzione delle loro richieste?

Il nostro vero lavoro è diventato quello di anticipare le tendenze e le esigenze del mercato. Siamo in grado di prevedere che cosa il nostro cliente venderà l’anno successivo e questo ci mette in condizione di gestire il nostro rapporto in maniera più costruttiva e non esecutiva. Non abbiamo più il cliente che ci chiede un nuovo rossetto, ma siamo noi ad andare da lui e dirgli questo è il rossetto che venderai l’anno prossimo.

01Visita il sito ufficiale Intercos

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