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Gli imprenditori del futuro beauty italiano

La nuova generazione dell’Imprenditoria italiana del beauty entra in gioco. Figli e nipoti di imprenditori che mezzo secolo fa si sono inventati un mestiere partendo dal nulla, rischiando in proprio e confrontandosi spesso con potenti multinazionali ormai radicate ovunque.

È la storia di quattro giovani manager che operano già con successo nelle aziende fondate dalle loro famiglie. E oltre ad essere il loro orgoglio, sono anche la speranza per preservare la tradizione italiana di questo settore che il mondo ci invidia.

Andrea Valdo
Business Development Manager

Come è avvenuto il vostro ingresso in azienda? Come avete iniziato?
Chiara: Sono entrata dieci anni fa e devo dire che all’inizio mi sentivo un po’ gli occhi addosso. Mi sedetti alla scrivania e dissi tra me e me: “Faccio quello che sono capace di fare”, se non avesse funzionato avrei preso un’altra strada. Ma da mio padre ho ereditato la stessa passione per questo lavoro e dopo sei mesi, oltre all’ufficio stampa, mi venne affidata anche la responsabilità dell’ufficio marketing. Ora seguo lo sviluppo dell’immagine e della comunicazione per tutti i progetti dell’azienda.

Andrea: La mia è una storia diversa. Sono laureato in Ingegneria chimica, ho lavorato per diverse multinazionali, soprattutto francesi, fra cui la Saint Gobain. Sono entrato in azienda quando mio padre ha ritenuto che fosse arrivato il momento giusto per attuare determinate strategie. Direi che è stato come se avessi accettato una qualsiasi offerta di lavoro, quindi ero molto tranquillo. Da subito, il mio compito è stato sviluppare nuovi progetti: dal mercato delle spa e dei centri benessere, che abbiamo curato quando in Italia non era ancora così diffuso, fino allo sviluppo dell’export, prima di marchi in distribuzione e poi di marchi in licenza, oltre a contattare aziende diverse per importare i loro prodotti in Italia.

Chiara Valdo
Responsabile Marketing

Cosa significa far parte di un’azienda con un passato così importante?
Chiara: La passione di mio padre per il nostro lavoro in famiglia l’abbiamo sempre percepita molto forte, in casa si è sempre parlato delle novità e dei progetti. Quindi, anche se quando abbiamo iniziato l’azienda era già indipendente, abbiamo vissuto una sorta di continuità con il passato. E poi va sottolineato che siamo un’azienda fortemente strutturata: come organizzazione e gestione abbiamo mantenuto l’impostazione di una multinazionale.

Andrea: Il passato di Beauty San è sicuramente un elemento di forza. Abbiamo ereditato i plus produttivi di un’azienda da molti anni nel settore, che aveva un’ottima reputazione e che si muoveva bene sul mercato. Ovviamente, passare da una multinazionale francese ad un’impresa italiana indipendente è stato un passaggio che ci ha facilitati, perché ci siamo inseriti in una struttura di medie dimensioni.

Quali novità avete apportato in azienda?
Andrea: Abbiamo creato alcune aree che prima non c’erano: Chiara ha messo a punto l’ufficio marketing, io ho sviluppato un ufficio export.

Quanto “pesa” in senso positivo il rapporto con vostro padre nella gestione?
Chiara: Direi che è fondamentale, ci permette un confronto ancora più forte per cercare la soluzione migliore. Ognuno di noi si occupa di un’area davvero molto specifica, non ci sono mai sovrapposizioni, ma sinergie. E questo ci aiuta molto.

Obiettivi a breve e lungo termine?
Chiara: Accrescere il valore dell’azienda, consolidare il nostro potenziale ed esplicitarlo al meglio. Sia incrementando il servizio: la qualità e l’assistenza verso i nostri rivenditori, la distribuzione nel settore export; sia concentrandoci al massimo per offrire in licenza un prodotto importante per qualità e creatività. Andrea: Nell’export puntiamo a coprire i mercati, come Asia e Sud America, dove la nostra distribuzione non è ancora capillare in tutti i paesi. Sono mercati molto interessati al made in Italy, dove la nostra qualità è apprezzata.

Percepite delle differenze nel lavorare con marchi inglesi e italiani?
Chiara: Nella comunicazione e nella distribuzione è sempre molto importante adattare un marchio già esistente alle esigenze territoriali di comunicazione del paese specifico. In senso più ampio, per noi è fondamentale la focalizzazione su ogni singolo brand in termini di filosofia, concept e specificità. Andrea: Per i brand inglesi dobbiamo adattarci alle caratteristiche che ci richiede la casa madre; per i marchi italiani, invece, collaboriamo direttamente con le Maison e abbiamo un ruolo molto importante nella creatività che ci permette di esprimerci al meglio.

Come vedete oggi il mercato della profumeria?
Andrea: Dopo un periodo di confusione, stiamo tornando ai veri valori di prodotto e posizionamento. In passato la vendita è stata un po’ esasperata e i canali saturati; ora la profumeria si sta definendo meglio nelle sue caratteristiche, in Italia e nel mondo. Si cerca sempre più il valore nel prodotto. Fino a poco tempo fa era molto facile vendere un articolo di qualsiasi tipo. Oggi il consumatore è cambiato, più attento alla spesa, ha la percezione del rapporto qualità/prezzo, di conseguenza anche il profumiere si sta adeguando a questi nuovi input. Chiara: Sono d’accordo con Andrea. La profumeria sta attraversando un profondo cambiamento e deve adeguarsi al nuovo tipo di consumo.

Quali dinamiche da attuare secondo voi?
Andrea: Per quanto riguarda il prodotto, è necessario puntare alla qualità. Ed è anche l’obiettivo che ci siamo posti come azienda, soprattutto per le licenze. Nella vendita invece è necessario investire per migliorare il servizio. Chiara: Credo che forse l’aspetto finora più trascurato sia l’assistenza al consumo. Si avverte una richiesta di maggiore specializzazione e formazione: il consumatore negli ultimi dieci anni è molto cambiato ed è estremamente preparato.

Andrea Gualandi
Direttore Generale Eurocosmesi

Primo di quattro fratelli, come suo padre, Andrea inizia presto a darsi da fare nel mondo del lavoro. Partendo dal basso, come si usava una volta per “farsi le ossa”. E dopo importanti esperienze oggi dirige anche la divisione Prestige del Gruppo.

Cosa significa e quanto ti senti responsabile nel lavorare per l’azienda di famiglia che riscuote successi da ben cinquant’anni?
L’azienda in cui lavoro è stata costituita da mio padre cinquanta anni fa e quest’anno festeggiamo il mezzo secolo di attività. All’epoca mio padre aveva solo diciassette anni e ogni volta che ci penso mi viene un brivido. Era il 1961. Quanti ragazzi della mia generazione, me compreso, a quell’età pensano di intraprendere un’attività e a rischiare in proprio? Ragione principale per cui l’azienda è sempre stata ciò di cui i miei tre fratelli ed io ci siamo nutriti. È vero che per mille ragioni la responsabilità di guidare alcuni reparti aziendali è tanta, ma è altrettanto vero che in famiglia abbiamo sempre preso le decisioni più importanti insieme o comunque in maniera condivisa e per questo non ho mai sentito il peso di questa responsabilità.

A quanti anni sei entrato in azienda e con che ruolo?
Sono entrato in azienda ufficialmente appena terminato il servizio militare e dopo essermi laureato, nel 1991, a venticinque anni. Ma in realtà ho iniziato già a 15/16 anni, prima con i lavori estivi in fabbrica e dopo in ufficio. Ho poi affiancato agenti e funzionari commerciali nelle attività di vendita. Il mio primo lavoro continuativo invece fu quello di gestire lo sviluppo di una piccola catena di gelaterie in franchising e proprietà che avevamo all’epoca: un’esperienza interessante sulla quale preparai anche la tesi.

Prima di dirigere Eurocosmesi hai lavorato nella grande distribuzione per parecchi anni. A livello formativo quanto ti è servita questa esperienza per affrontare il settore della profumeria selettiva?
Terminata l’esperienza delle gelaterie a seguito della vendita delle attività in quanto non “core” rispetto all’attività principale, cominciai a focalizzarmi sulla parte del business più rilevante, quella del largo consumo. I nostri marchi all’epoca spaziavano dai prodotti per la pulizia della casa e degli insetticidi, passando dal toiletries alla cosmetica, fino alla cura delle piante. Una gamma di categorie molto ampia, che ci ha permesso di estendere al massimo l’esperienza commerciale e di marketing su questi mercati. Tuttavia la nascita di Eurocosmesi nei primi anni Ottanta e la collaborazione con il general manager di allora, Enrico Scabini, ci permise di sviluppare anche una nuova “sensibilità” e “gusto” nel fare, che diede e ricevette reciproca forza al nostro business.

Il tuo attuale lavoro è proprio quello che sognavi di fare da ragazzo?
La storia che ho fin qui raccontato credo parli da sè. In modo naturale si è man mano rafforzata in me l’idea che null’altro avrei potuto e dovuto fare se non ciò che faccio ora e soprattutto all’interno della nostra azienda, nonostante non si possa dire di certo che mio padre mi abbia costretto o indotto a farlo. Fino all’ultimo ho avuto la libertà di scegliere.

Qual è la tua idea del mondo beauty?
Di un mondo che è completamente cambiato negli ultimi anni, tanto da non essere più riconoscibile rispetto a come era quando nacque Eurocosmesi. Per rimanere in tema, di un mondo che si è “imbruttito”, ma questa volta la crema di bellezza adatta non esiste.

Cosa ti da maggior soddisfazione nello svolgere il tuo ruolo?
Alla fine è sempre lo stesso motivo di quando ho cominciato: prendermi le mie responsabilità, conquistando la condivisione del resto della famiglia e sapere che i nostri prodotti sono in milioni di case italiane.

Quanto è importante la visione strategica nel sapersi “calare” nella realtà di una Marca?
È tutto! Se non si ha una visione, se non si sa verso cosa si vuole tendere, meglio non cominciare nemmeno. Poi, naturalmente, bisogna essere pronti a saper modificare le proprie convinzioni strada facendo se questo è ciò che insegna l’esperienza.

Credi sia ancora possibile reclutare nuovi consumatori e fidelizzarli a uno stile diverso di vita?
Sì certo, ma questo lo possono fare veramente in pochi (Apple per esempio) e con metodi completamente diversi da un tempo. Per cui, chi lo sapeva fare dieci anni fa o si è adeguato o vive di rendita, ma di una rendita in continuo calo. Altrimenti non si può fare altro che continuare in modo classico a studiare il comportamento del consumatore, cercando di anticipare il più possibile ogni cambiamento.

In questo scenario di mercato ancora incerto quali sono le strategie su cui puntate?
Nel mass market, come abbiamo sempre fatto, puntiamo a innovazione e posizionamenti di marca unici. Ne sono una dimostrazione Biorepair e Blanx nell’Oral Care, Prep nella cosmesi, Bionsen e Istituto Erboristico L’Angelica nel toiletries e nell’Health Food. Nella profumeria l’azienda presenta ai propri clienti un assortimento completo di marche e prodotti che soddisfa tutti i target e tutti i budget di spesa.

Con i marchi Byblos, Gandini, Renato Balestra, Sofia Balestra, Rockford, Patrichs e inoltre Transvital su cui desidero fare un cenno particolare. è il nostro marchio più prestigioso che ha ripreso anche in Italia una strategia di crescita importante, mai venuta meno nel resto del mondo. è interessante il programma di collaborazione con il trade avviato lo scorso settembre e il concorso per il consumatore concluso a marzo in collaborazione con il Cristallo Hotel & Spa di Cortina D’Ampezzo dove Transvital festeggia quest’anno dieci anni di presenza con l’Excellence Swiss Beauty Center.

Alberto Tanzi
Direttore Generale

La tradizione continua. Dopo il nonno che fondò l’azienda nel 1957, e il padre attuale Presidente, anche Alber to entra in Italart portando con sè innovazione e quella signorilità che da sempre ha contraddistinto questa famiglia.

Dopo la laurea in economia e una breve pausa-studio a Londra inizi a lavorare con tuo padre nell’azienda fondata da tuo nonno. Che cosa significa essere la terza generazione che si occupa dell’azienda di famiglia?
Significa ovviamente avere grandi responsabilità, ma anche lavorare all’interno di una macchina rodata con un bagaglio di esperienze tramandate e collaudate che semplificano molte cose. Oltre alla grande soddisfazione di lavorare per l’azienda che aveva fondato mio nonno e che mio padre continua a portare avanti da tanti anni.

Hai fatto altre esperienze lavorative prima di entrare in Italart?
Ho preferito dedicarmi agli studi con una specializzazione anche in marketing pensando che mi sarebbe stata utile per il lavoro che avrei intrapreso. E dopo la pausa di Londra sono entrato immediatamente in azienda.

Come hai iniziato nell’azienda di famiglia e qual è il ruolo che attualmente ricopri?
Ho iniziato a lavorare cercando di occuparmi un po’ di tutto per avere una visione completa a 360 gradi dell’azienda. Ed è stato fondamentale perché mi ha permesso di capire esattamente cosa volevo fare nell’azienda di famiglia. Adesso, invece mi dedico principalmente al marketing e alla parte commerciale, affiancando ogni tanto anche la forza vendita nella visita dei clienti che sono il nostro patrimonio.

Qual è la parte del lavoro che ti gratifica maggiormente e quale invece ritieni più gravosa?
Le mie maggiori soddisfazioni derivano senza dubbio dalla creazione dei prodotti: dal rapporto con gli essenzieri per la scelta della fragranza allo sviluppo del packaging. Pur essendo realtà e mondi completamente diversi è incredibile come a un certo punto convergano insieme per la realizzazione di un unico prodotto. Il passaggio dall’idea alla concretizzazione di un profumo finito, passando per tutti i suoi step intermedi, e il vedere apprezzare dal consumatore il frutto di questo impegno è quanto di più gratificante possa esistere in ambito lavorativo. In azienda sono sicuramente ben supportato e per adesso non avverto il peso di parti onerose, a essere sincero per il momento non ne ho dovute affrontare.

La tua famiglia in qualche modo ha influenzato il tuo ingresso in azienda o è stata una tua libera scelta?
Entrare subito in Italart è stata una mia libera scelta. Era un’opportunità importante che sarebbe stato stupido lasciarsi sfuggire. Lavorare nella propria azienda, come è evidente, offre inoltre grossi vantaggi di indipendenza, remunerazione e responsabilizzazione che sicuramente non sarebbe facile trovare subito in altre realtà. Ho inoltre la fortuna di lavorare in un settore nobile e stimolante che può offrire grandi soddisfazioni quotidianamente.

Quanto è “impegnativo” avere un padre che si chiama Roberto Tanzi?
Lavorare con il proprio padre, a prescindere dal nome che ha, può essere molto impegnativo. Nel nostro caso, invece, siamo riusciti entrambi a conciliare con l’affetto e con la stima quelle differenze generazionali che normalmente esistono. Faccio quindi buon uso dei suoi consigli che ascolto sempre con attenzione, mentre lui mi permette di sviluppare in piena libertà le mie idee che ritiene più moderne.

L’insegnamento più importante che negli anni ti ha trasmesso tuo padre?
L’onestà, la puntualità, l’importanza e il valore della parola data, la precisione e la meticolosità nell’esecuzione del proprio lavoro. Di conseguenza, l’affidabilità della persona è il principio, l’insegnamento fondamentale che più di tutti mi ha trasmesso.

Quali sono i valori in cui credi?
Se per valori intendi quelli generali della mia persona, sono sicuramente l’amicizia, la famiglia e il lavoro.

Italart produce e distribuisce a livello mondiale profumi griffati selettivi: quanti sono i marchi e a quando risale la collaborazione con loro?
Italart è conosciuta in Italia per la collaborazione ormai quasi trentennale con la prestigiosa Maison Battistoni, che ci ha consentito, e ci consente tutt’ora, di portare a casa ottime soddisfazioni nel mercato locale. Da quasi sei anni abbiamo aggiunto al nostro portafogli di licenze il marchio argentino La Martina legato al mondo esclusivo del Polo che, con l’abbigliamento e gli accessori richiama questo sport. Questo brand di fama internazionale ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti con distributori in tutta Europa e in altri paesi del mondo dove il marchio è molto conosciuto.

Che cosa ritieni sia fondamentale per realizzare profumi di successo?
Fondamentale di certo è la fragranza che va scelta con molta attenzione e deve possedere una serie di requisiti. Seguono la cura nel dettaglio e la bellezza di tutto il packaging che da subito deve saper raccontare il contenuto. Non dimenticando l’importanza di un’attenta distribuzione nel canale selettivo.

Quali sfide pensi di dover affrontare per il futuro e la crescita dell’azienda?
Il mio impegno sarà sicuramente rivolto alla ricerca di nuove partnership e licenze in linea con la nostra azienda, che ci possano consentire di allargare ulteriormente i nostri mercati e di conseguenza anche i nostri volumi di affari.

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